I musei italiani e il bando per la digitalizzazione della cultura: come siamo messi?

Sono anni che in Italia ci interroghiamo sui musei e in generale sulla comunicazione e digitalizzazione della cultura, ci facciamo anche dei bandi. Chiara, nel 2017 aveva fatto un punto della situazione sulla comunicazione digitale dei musei italiani: pochi investimenti, personale dedicato quasi inesistente, alcune sporadiche iniziative interessanti che provavano ad attirare e coinvolgere visitatori raccontando storie.

Dal post di Chiara non sono solo passati 5 anni, ma anche una pandemia che ha costretto musei, siti archeologici e tutti i luoghi di cultura a stare chiusi per molti giorni e a cercare alternative. Vediamo insieme che cosa è cambiato.

C’è un bando di 115 milioni per la transizione digitale di organismi culturali e creativi, lo sapevi?

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Cosa ha insegnato la pandemia al sistema museale italiano?

La risposta non è semplice: molto e poco allo stesso tempo. Spinti dall’emergenza i musei italiani hanno provato in tutti i modi a raccontarsi online. Hanno provato ad adeguarsi con le competenze e le capacità di cui erano in possesso, mettendo a frutto, se non altro, il maggior tempo a disposizione. Da qui sono nati tour virtuali, eventi online, laboratori digitali alcuni anche particolarmente interessanti e belli, come racconta questo articolo di Agenda Digitale

Guardarsi indietro oggi fa un po’ impressione: in pochissimo tempo eravamo riusciti a produrre tutto quello che avremmo dovuto fare da molto tempo. Tutte le storie più belle nascoste nei nostri musei, che i dipendenti più appassionati conservavano e amavano, sono emerse come da un vaso di pandora a inondare i nostri schermi. 

Guardate il Grand Virtual Tour raccolto dal MIBAC uno zibaldone davvero affascinante: tra chi ha approfittato di Google Arts & Culture e chi ha usato tristi rappresentazioni in flash ci troviamo di fronte ad alcuni dei più vividi esempi dell’ingegno italico! Per non parlare dei musei locali, guardate, nel suo “piccolo” cos’ha prodotto il Sistema museale di Ateneo dell'Università di Pisa. Sarà che per me è uno dei luoghi più belli della mia città, ma trovo bellissimi i video dell’Orto botanico.

Ma cosa abbiamo imparato da tutta questa produzione di storie?

Secondo la mia opinione troppo poco. Forse anche a causa del fatto che tutti questi sforzi non sembrano aver destato l'entusiasmo dei visitatori, lasciando una sensazione di amarezza a chi aveva investito ingegno e fatica a trovare soluzioni. Uno scarso ritorno di interesse soprattutto paragonato al boom della riapertura del 2021: in presenza, con i visitatori di nuovo con i piedi dentro musei e siti archeologici, l'aumento degli ingressi è stato del 36% rispetto al 2020.

Quindi cosa ne è stato di tutto quello che abbiamo prodotto nei mesi di lockdown? Spesso e volentieri niente: tutte quelle immagini, storie e racconti sono stati accantonate, senza quasi nessuno che pensasse a come continuare a sfruttarli per attirare nuovi visitatori, coinvolgere quelli sul posto o massimizzare le esperienze in un coinvolgimento post-visita.

E quindi, come siamo messi oggi per la digitalizzazione della cultura?

Secondo i dati 2021 dell’Osservatorio per l’Innovazione digitale nei beni e nelle attività culturali abbiamo conservato bene alcuni strumenti digitali introdotti (o migliorati) durante il lockdown, come le prenotazioni e le biglietterie online, ma non abbiamo conservato strategie e professionalità: solo 1 museo su 5 ha un piano strategico dedicato al digitale e solo 1 museo su 2 ha personale e risorse dedicate al digitale.

Per quanto riguarda gli investimenti sul futuro in questo ambito, i musei dichiarano di voler investire il 28% delle proprie risorse nella digitalizzazione del proprio patrimonio e invece il 19% nella digitalizzazione dei supporti alla visita in loco.

La mia me pessimista dice che ci troveremo con tablet al posto di pannelli e tante foto con didascalie scritte in comics sans raccolte in micro-gallerie html inguardabili da mobile. Tutto questo quando invece tutti gli esperti dicono che dovremmo investire nel coinvolgimento attivo post-esperienza dei visitatori che, raccontando le loro storie nelle storie diventeranno micro influencer e porteranno ancora nuovi, entusiasti sognatori di storie e compratori di biglietto.

E se invece usassimo bene il bando per la digitalizzazione della cultura e della creatività?

Nell’ambito del PNRR è stato creato un bando che mette a disposizione 115 milioni di euro per la Transizione Digitale di Musei, Teatri, Festival e tutto il mondo della cultura. È il momento giusto per fare il progetto giusto per valorizzare le infinite storie del mondo della cultura del nostro, ça va sans dire, "Meraviglioso Paese".

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Eleonora Lollini

Project Manager e socia - Puntigliosa, pressante e presuntuosa ma anche puntuale, precisa e positiva. In yStudium entro come web writer, continuo come project manager e mi evolvo in socia. Meglio di un Pokémon.

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